Quando apri una bottiglia, che non ti aspetti così buona, è difficile separarsene.
Questo bianco toscano, di Michele Satta, del 2006 é così.
Vermentino per il 65%, e Sauvignon per il 35%, dimostra una longevità inaspettata, considerando che il Costa di Giulia fa solo acciaio. Non è il suo supertuscan bianco (Giovin Re), ma il bianco più semplice.
L'evoluzione lo premia donandogli una freschezza e una PAI molto accentuata.
I profumi sono intensi e vari, prevalgono i sentori minerali. Non scordiamoci che siamo a Bolgheri, poco lontano dal mare. Col tempo escono altri sentori, la frutta, in prevalenza esotica, e qualche agrume, con una nota dolce, direi il cedro.
Sinceramente, dopo 6 anni dalla vendemmia, e conservandolo sullo scaffale e non in cantina, non mi sarei mai aspettata di trovarlo così buono e fresco.
Un buon abbinamento con un coniglio dissossato e ripieno di funghi e salvia.
Un'ultima nota: una persistenza lunghissima, un vino a cui l'età ha decisamente giovato
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